Il poker è uno degli sport della mente più praticati a livello mondiale, Italia compresa. Non per niente Milano, città da sempre legata al gioco, ha ospitato lo scorso anno una delle tappe dello Eurasian Poker Tour (uno degli appuntamenti internazionali più importanti) e le piattaforme online sono tornate nella classifica dei siti più “frequentati” dopo qualche anno di appannamento.
Una seconda giovinezza, quindi, per una disciplina che ha dato vita a un circuito sportivo, con tanto di campionati mondiali (le WSOP di Las Vegas), nazionali e continentali e di cui tutti conoscono a grande linee le regole di base e i valori delle mani.
Quello che invece non tutti sanno, però, è che in questo gioco non sempre sono gli iconici scala reale e poker d’assi a garantire il successo. Ed è il momento di scoprire perché.
Tutti noi sappiamo che la scala colore (cinque carte in ordine numerico del medesimo seme), di cui la scala reale rappresenta la massima espressione, è il punteggio più alto e rappresenta il sogno di ogni giocatore che si siede davanti a un tavolo, fisico o virtuale che sia.
E a seguirla nella graduatoria delle mani ci sono il poker (quattro carte uguali più un “kicker”), il full (un tris più una coppia), il colore (cinque carte dello stesso seme), la scala e il tris. Questo per quanto riguarda il conteggio dei punti tradizionale.
Oltre a quello tradizionale, però, esistono anche altri metodi per classificare le mani. Ad esempio i punti poker sono diversi nella Graduatoria Ace to Five Lowball, quella utilizzata in varianti come l’Omaha Hi/Lo, lo Stud e il Razz.
In questo caso si ragiona “al contrario”, ovvero è il punteggio più basso a essere vincente. La mano più forte è quindi quella composta da asso, due, tre, quattro e cinque, seguita a ruota dal Six Low (cinque carte diverse con il sei come carta più alta), dal Seven Low (sette come carta più alta) e dall’Eight Low (otto come carta più alta).
Ancora diverso è il metodo di conteggio noto con il nome Deuce to Seven Lowball. In questa particolare modalità si inverte la graduatoria tradizionale e la mano più forte è quella composta da cinque carte completamente diverse tra loro con il sette (e senza asso) come carta più alta. Vince sempre, quindi, chi si ritrova con in mano un due, un tre, un quattro, un cinque e un sette.
A seguire troviamo l’Eight Low, il Nine Low e il Ten Low. La particolarità dei giochi che seguono questo punteggio è che non esiste una “meta” da raggiungere: nel Deuce to Seven si prende il piatto chi ha la mano peggiore in ogni tornata di gioco.
Più complicata ancora è la graduatoria dei punti nel Badugi, una delle varianti di poker più moderne e divertenti.
Nel Badugi il calcolo dei punteggi non segue i metodi tradizionali e neanche gli altri di cui abbiamo appena parlato.
Ci sono tuttavia alcuni punti di contatto con l’Ace to Five in quanto l’asso viene sempre considerato come carta “bassa”.
In questo caso, però, le carte del giocatore devono essere sempre di valore e seme diversi per essere conteggiate.
L’altra particolarità è che in questa variante di poker le combinazioni vincenti si calcolano su quattro carte e non su cinque come accade negli altri giochi.
La mano più alta del Badugi si chiama proprio Badugi ed è formata da quattro carte diverse tra loro, sia per seme che per valore.
Il secondo punteggio più “forte” è la mano di tre carte, in cui ci sono 3 carte diverse tra loro e in cui la quarta forma una coppia o è dello stesso seme di una delle altre.
Seguono la mano di due carte e la mano di una carta in cui si considera vincente la carta più bassa.
Leggermente diverso dal poker che abbiamo imparato a conoscere nei film e complicato da assimilare per i principianti ma decisamente divertente una volta entrati nel meccanismo.
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