Pubblichiamo con piacere questo articolo di Sara Brunelli, curatrice del sito web Agenda della Scienza (www.agendadellascienza.it), dedicato allo spettacolo teatrale Le avventure di Numero Primo, in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano dal 28 novembre al 10 dicembre.
Dal 28 novembre al Piccolo Teatro Strehler di Milano Le avventure di Numero Primo
L’opera teatrale scritta e interpretata da Marco Paolini in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano dal 28 novembre al 10 dicembre 2017.
Marco Paolini porta sul palco del Piccolo Teatro Strehler “Le avventure di Numero Primo”, un’opera teatrale con cui l’autore e il coautore Gianfranco Bettin si interrogano su un futuro permeato dalla tecnologia.
I protagonisti sono Ettore, padre e fotoreporter di guerra, e Nicola, il figlio adottivo arrivato via Internet. Nicola, che preferisce farsi chiamare “Numero Primo”, non è un bambino come tutti gli altri: desiderato e pensato da una madre scienziata, è stato concepito e messo al mondo da un’avanzatissima intelligenza artificiale. Non sapendo quasi niente del mondo, tutto gli appare nuovo e bello, e impara velocemente le cose che non sa.
Attraverso la scoperta delle particolari caratteristiche del figlio e del suo approccio al mondo, Ettore si confronta con difficoltà e prove da superare, ma anche con l’evoluzione delle tecnologie e il loro impatto sulla nostra vita. Portando con sé lo spettatore in un viaggio che è, sì, una storia fantastica, ma si fonda sul confronto con gli attuali sviluppi della fisica, della biologia, delle neuroscienze e della robotica.
Oltre che uno spettacolo teatrale “Le avventure di Numero Primo” è anche un romanzo, scritto da Marco Paolini e Gianfranco Bettin. E soprattutto, spiegano gli autori, è “una scusa per porsi delle domande nel presente, senza la pretesa di leggere il futuro”.
Recensione dello spettacolo a cura di Sara Brunelli
“Le avventure di Numero Primo”: una fiaba sui tempi moderni. In scena al Piccolo di Milano fino al 10 dicembre, Marco Paolini ci porta in una Venezia del futuro per farci vedere la complessità del presente.
Se fosse un film sarebbe di fantascienza. Ma “Le avventure di Numero Primo” non è un film: va in scena a teatro, ed più difficile da classificare in un genere o in un altro. Per spiegarla con le parole degli autori, Gianfranco Bettin e Marco Paolini, è una fiaba ambientata nel futuro.
Un futuro in un tempo non definito, ma in luoghi cari all’autore de “Il racconto di Vajont”, che ci porta a Venezia, Marghera, Belluno e anche a Trieste. Sono i luoghi in cui si muovono Ettore, il padre, e Numero Primo, il figlio, i due protagonisti. Non si tratta di una normale coppia padre-figlio (a parte il nome di quest’ultimo): Ettore è un uomo che si innamora di una donna misteriosa, mai conosciuta di persona, che un giorno gli annuncia che sta per morire e vuole affidargli il figlio perché lo cresca come padre naturale.
Dopo qualche tentennamento Ettore accetta e dal momento in cui accoglie il bambino nella sua vita si trova catapultato in una carambola di avventure che sanno sì, di surreale, ma sono anche degli affreschi in cui Paolini dà il meglio di sé, tracciando degli spaccati di vita quotidiana colorati e credibilissimi. A partire da via Piave, a Marghera, dove convivono diverse etnie e si vive l’atmosfera di una città dentro la città, con tanto di negozio sardo-cinese dove comprare qualsiasi cosa h24, immigrati afgani parcheggiatori abusivi e promotori di una moderna imprenditoria. Una via che potrebbe esiste in qualsiasi città italiana, e probabilmente paragonabile alla milanese via Padova. Poi ci sono gli acquisti su Amazon (dove Ettore compra una capra per liberarsi dei fagioli scaduti), la “fabbrica della neve”, un polo industriale che ha trasformato Marghera, e la scuola Steve Jobs di Trieste, super-tecnologica e super-connessa, che permette a genitori super-tecnologici e super-connessi di assistere in diretta alle attività scolastiche. E di andare nel panico e scatenare l’iradiddio sui social quando si diffonde il sospetto della presenza di pidocchi.
E’ in questi racconti, che richiamano luoghi familiari, ma proiettati in un immaginario futuro, che si intrecciano la fiaba e fantascienza, che si insinua l’inatteso e porta lo spettatore a porsi quelle prime domande attorno alle quali ruota tutto lo spettacolo. Il primo segnale viene lanciato quando Numero Primo viene punto dalle vespe nei boschi bellunesi. Tutte quelle punture, più di 100, avrebbero potuto ucciderlo, ma lui ne esce incolume. La risposta del suo sistema immunitario colpisce così tanto il medico del pronto soccorso che chiede a Ettore il permesso di mettere in rete il genoma di Numero Primo. Permesso concesso, sembra una cosa innocua, ma da qui in poi si susseguono avventure, inseguimenti, un tentato rapimento nelle roulotte dei giostrai e un attacco di droni militari proprio durante l’annuale apertura al pubblico della “fabbrica della neve”.
E si affaccia l’idea che quel bambino non sia proprio come tutti gli altri; non è completamente umano, non è nemmeno un robot: è frutto di un misterioso esperimento di cui, noi spettatori, veniamo messi al corrente con un espediente scenografico che, forse, stride un po’ con l’atmosfera coinvolgente che Paolini, funambolo delle parole e delle emozioni, ha saputo creare.
La carambola di eventi porta a un intreccio che coinvolge, incuriosisce e un po’ stordisce lo spettatore, ma lo scopo dello spettacolo è raggiunto: più che dare risposte, costringere il pubblico a porsi delle domande.
Quel che si sospettava durante lo spettacolo lo conferma lo stesso Paolini, che smessi i panni scenici ha salutato il pubblico chiedendo il permesso di “concedere un bis di 3 minuti”, durante i quali invita a riflettere su quanto siamo dominati dalla tecnologia. Il tema di fondo è l’eterno conflitto tra naturale e artificiale, dove per naturale ognuno di noi intende quello che ha conosciuto fin dall’infanzia, e per non-naturale/artificiale tutto il “nuovo” che è venuto dopo di lui. Generazione dopo generazione, il non-naturale è stato rappresentato dalla tv, il cellulare, Internet. Oggi il nuovo è l’intelligenza artificiale, con le possibilità che offre e le paure che suscita.
Le domande suscitate dallo spettacolo rimangono sospese e non trovano risposta a teatro. Ma “Le avventure di Numero Primo” è anche un romanzo, dove gli autori Gianfranco Bettin e Marco Paolini si confrontano con la pervasività della tecnologia, l’intelligenza artificiale e la manipolazione genetica, dando spazio ai temi suggeriti dall’opera teatrale.
Credits immagine di copertina: Marco Caselli, foto cortesia Ufficio Stampa Piccolo Teatro di Milano
DOVE | QUANDO
Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi 1, Milano – Dal 28 novembre al 10 dicembre 2017
COSTI
Biglietti da 23 euro
INFO
www.piccoloteatro.org/it/2017-2018/le-avventure-di-numero-primo
Sara Brunelli