Diciamo la verità, festeggiare la Festa della Donna è ormai un po’ anacronistico e, sinceramente, non ci piace più tanto.
Il periodo storico in cui fu deciso di dedicare una Giornata Internazionale alle Donne era certamente diverso e aveva sicuramente un senso che, oggi, non sentiamo più nostro.
Detto ciò, non voglio inoltrarmi in digressioni storiche, filosofiche o psicologiche, tanto non mancheranno e non è il mio punto di vista che voglio sostenere, ma l’8 marzo mi ha ispirato una ricerca che avevo lasciato sopita per molto tempo.
Alcuni anni va, di ritorno da un viaggio lungo in cui mi ero imbattuta in giornate di pioggia, diluvi universali, caldo insopportabile, sudore, medaglie da sugo sulle magliette e altre macchie non ben identificate, al ritorno, mi ritrovai davanti la mia lavatrice e, in momento di rara soddisfazione, le dissi senza neppure pensarci, “santa lavatrice e santa donna che t’ha inventato”. All’epoca non sapevo chi avesse inventato la lavatrice, ma per me non c’erano dubbi, almeno l’idea doveva essere per forza di una donna.
Nel ricordo di quel lavaggio miracoloso, sono andata alla ricerca della sua inventrice: ebbene la prima macchina per lavare risale al 1767 ma l’inventò un uomo, un certo reverendo Jacob Christian Schaffern, teologo di Ratisbona che, in realtà, inventò una rudimentale centrifuga azionabile manualmente con una manovella. Chi fece la differenza fu una donna, l’ingegnere Alva Fisher che nel 1901 inventò la prima lavatrice elettrica.
Dopo la lavatrice si è poi aperto un mondo di invenzioni al femminile normalmente ispirate dal senso pratico che contraddistingue le donne!
E così scopro molte cose divertenti!
La signora Josephine Cochrane, ricca moglie di un droghiere statunitense, amava invitare molta gente a cena e per il cocktail e poiché era necessario avere sempre molte stoviglie a disposizione e la mole dei lavaggi manuali stava diventando importante, decise che era arrivato il momento di velocizzare il momento del lavaggio così, carta e matita alla mano, disegnò la prima lavastoviglie della storia e l’inventò pure! Era il 1886.
La signora Cochrane, per ironia della sorte, era nata l’8 marzo 1839!
Restando nell’ambito domestico, l’architetto Margarete Schutte-Lihotzsky inventò il primo prototipo di cucina componibile. Per noi oggi è talmente scontato che mai avremmo potuto immaginare che qualcuno avesse potuto pensare di mettere ordine nel regno delle donne!
Passiamo alle mamme (e ai papà, va bene!).
La rivoluzione nel campo dei pannolini, l’ha fatta una donna. Si deve all’imprenditrice Marion Donovan l’invenzione del primo pannolino usa e getta fatto di nylon per paracadute con bottoni automatici di metallo. Fu lei a brevettarlo negli anni ‘50 senza, però, trovare nessuno che lo producesse.
Solo nel ’56, grazie a Victor Mills, venne prodotto il primo pannolino con materiale assorbente.
Bette Nesmith Graham e Katherine Blodgett, invece, cambiarono il modo di…vedere!
Bette Nesmith Graham, neo segretaria della Texas Bank & Trust, nel 1951 si trovò nel bel mezzo del passaggio dalla scrittura a mano a quella a macchina. Gli errori di battitura non si contavano, sicché s’ingegnò e, grazie alle sue conoscenze sulla pittura, brevettò il primo bianchetto della storia che chiamò “mistake out”!
Katherine Blodgett, oltre a possedere due invidiabili primati, prima donna a conseguire il Ph.D. in fisica all’Università di Cambridge e prima donna a lavorare come scienziata alla General Electric, gode della gratitudine di tutti i portatori di occhiali avendo inventando le lenti antiriflesso.
Se il primo prototipo di computer fu messo a punto nell’Ottocento da Charles Babbage, matematico e filosofo inglese, dobbiamo alla matematica Augusta Ada King nel 1871 l’invenzione dell’ algoritmo per generare i numeri di Bernoulli, considerato il primo algoritmo per impostare le funzioni della macchina. Augusta Ada King è spesso ricordata come la prima ‘programmatrice’ della storia.
Anche il COBOL, il primo linguaggio utilizzabile per scrivere programmi gestionali, in uso ancora oggi, è stato inventato da una donna, la matematica Grace Murray Hopper.
Se l’accoppiata donne e motori è spesso un ossimoro, l’invenzione di Mary Anderson, agente immobiliare, potrebbe far ricredere i più scettici.
Si deve a questa donna l’invenzione del tergicristallo. L’idea nacque da esigenze pratiche (repetita iuvant). La signora Anderson soleva viaggiare spesso in taxi che, agli inizi del ‘900, erano sprovvisti di spazzole per pulire il parabrezza. Le piogge e la neve costringevano gli autisti a fermare l’auto per pulire i vetri ed evitare incidenti (soventi) per scarsa visibilità. Fu lei ad inventare un braccio meccanico removibile di legno e gomma e che oggi conosciamo come tergicristallo.
Si racconta che, recatasi all’Ufficio Brevetti per registrare l’invenzione, l’impiegato derise la signora Anderson e anche i suoi tentativi di vendita fallirono: pensavano che il tergicristallo potesse solo distrarre il conducente!
Che sciocchi quegli uomini a non aver pensato a quante rose e quanti biglietti d’amore avrebbero potuto lasciare sul parabrezza dell’innamorata senza che il vento li portasse via!