Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
chi è veloce si fa male e finisce all’ospedale
in ospedale non c’è posto e si può morire prestoLavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
la salute non ha prezzo, quindi rallentare il ritmo
pausa pausa ritmo lento, pausa pausa ritmo lentosempre fuori dal motore, vivere a rallentatore
Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
ti saluto ti saluto, ti saluto a pugno chiuso
nel mio pugno c’è la lotta contro la nocivitàLavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
Lavorare con lentezza….(“Lavorare con lentezza” – Enzo Del Re)
“Lavorare con lentezza” è una delle ballate più famose di quello che molti considerano l’ultimo cantastorie pugliese, Enzo Del Re.
Questa ballata mi ricorda la Puglia, la terra mia e di Paolo (gli autori di eventiatmilano.it per intenderci!) che mai dimentichiamo anche se scriviamo di Milano, la città in cui viviamo e che abbiamo imparato a conoscere e scoprire.
Me la ricorda perché la lentezza è una realtà che si traduce in ogni cosa e che non è sinonimo di dolce far niente ma di pazienza, di piccole conquiste quotidiane raggiunte senza foga.
La massaia lo sa bene che per fare la focaccia ci vuole tempo: la massa deve “crescere” lenta. Per il ragù ci vogliono tre ore almeno, il sole sorge piano dal nostro mare…pure i successi arrivano anche se non li raggiungi in fretta.
E lo sa bene Inchiostro di Puglia, un blog nato nel 2013 per caso e per amore. Amore per la Puglia, per i libri, per la lettura e la scrittura il cui obiettivo era dare voce a questa terra tanto bella, tanto allegra, tanto difficile e con tanti problemi, attraverso i racconti di scrittori noti e sconosciuti.
Da allora Inchiostro di Puglia ne ha fatta di strada! La lentezza li ha premiati.
Tanti i progetti che ha realizzato, a cominciare da quello che ce lo ha fatto conoscere durante il Festival della Letteratura a Milano nel 2014, alla Notte Bianca dei Libri e, per finire, l’ultimo successo: Il Libro, la sintesi di un lavoro sincero che, probabilmente, non era nei programmi del blog quando nacque (che bello il passato remoto!) ma che è sicuramente “la naturale prosecuzione del progetto Inchiostro di Puglia” come afferma lo stesso Michele Galgano, il creatore di Idp (non ve l’ho detto, ma la mente è lui, questo giovane pugliese che non ama tanto il clamore ma ama tanto la sua terra, i libri e la buona scrittura!)
Il Libro è una raccolta di trentacinque racconti che parlano della Puglia, raccontandola da punti di vista differenti, con diverse sfumature, percorrendola da nord a sud a bordo dell’iconico trerrote che, se passate in Puglia, non potrete non incontrare!
E siccome, se cammini piano (e il trerrote, ve lo assicuro, non va veloce!) hai più tempo per pensare, Inchiostro di Puglia non si è fermato al libro ma è andato oltre lanciando una nuova proposta, o una sfida (questione di sfumature direi!) che propone a tutti coloro che si sono innamorati della Puglia d’estate, di provare ad amarla d’inverno o di iniziare a conoscere questa regione proprio d’inverno. Se è vero amore, lo capirete subito! Il progetto si chiama #LaPugliaDInverno (altre info al link inchiostrodipuglia.weebly.com/lapugliadinverno).
Conoscerete questa terra attraverso le pagine del libro di Inchiostro di Puglia che, a dicembre, molte strutture ricettive locali, fra alberghi e b&b, regaleranno ai loro ospiti.
Attenzione però, non cercate il ristorante migliore di Bari né itinerari turistici in questo libro perché quelli li troverete da soli: vi basterà annusare fra le strade dei borghi antichi o chiedere alla gente del posto di indicarvi la strada, probabilmente vi accompagneranno fin sotto il portone o, addirittura, vi inviteranno a pranzo a mangiare la brasciola cotta nel sugo per almeno tre ore!
Piccola nota su Enzo Del Re, autore della ballata d’incipit e che io amo particolarmente.
Enzo del Re è scomparso nel 2011 lasciando in eredità canzoni che parlano della sua (nostra) terra, dei suoi frutti, del sudore della sua gente, di ingiustizie, di gioie e di dolori.
Ha lasciato in eredità un modo straordinario di fare musica usando oggetti (la sua sedia era il suo strumento preferito) e il suo corpo, fra tutti me ne ricordo uno in particolare ed è quello che lui chiamava il “linguafono“, il rumore prodotto dallo schiocco della lingua sul palato.