Filosofia in Danza al Teatro Fontana
Per la prima volta, il teatro Sala Fontana ha portato in scena la danza d’autore, e lo ha fatto dedicando la serata del 7 ottobre, in anteprima di stagione, ad un appuntamento che rientra nell’ambito del Focus Autori Emergenti Danza.
Progetto, questo, che porterà sul palcoscenico del teatro diversi lavori di giovani artisti: un omaggio a Shakespeare, in programma dal 22 al 24 marzo, e una due giorni di danza che si terrà il 28 e 29 aprile.
A mostrare la sua volontà di aprirsi a linguaggi interdisciplinari e ad esperienze che siano al limite tra la danza, il teatro e le arti visive, il Sala Fontana ha scelto di aprire il Focus dedicato alla danza d’autore con due coreografie che si ispirano a temi filosofici.
La prima ha segnato il debutto nazionale di Reflecting (sul mito di Narciso), lavoro creato ed interpretato da Leonardo Diana.
L’opera, prodotta da Versiliadanza con il sostegno di MiBACT, indaga sul mito già annunciato nel titolo, tema intramontabile ed estremamente attuale nell’epoca dei selfies.
Questo assolo vede l’artista impegnato in movimenti sorvegliati e di continuo interrotti nello sforzo di bloccare l’immagine e di catturarne l’essenza.
Molto efficace il gioco di luci che, prima, crea una passerella da sfilata di moda e poi proietta sul muro due ombre gigantesche, a simboleggiare il confronto che l’abile danzatore ingaggia con se stesso.
Diana è estremamente convincente nella sua rappresentazione del mito e rende il pubblico partecipe portando agli spettatori (e fra di loro!) l’attenta interpretazione di un dialogo interiore appassionato, fatto di gesti curati nel minimo dettaglio.
La seconda opera, Schnurrbart_Friz secondo Lou, è anch’essa incentrata su un dialogo, sebbene questo sia di segno diverso: l’autrice ed interprete, Marta Bevilacqua, è infatti impegnata in un omaggio a Nietzsche, in una coreografia prodotta da Arearea con il sostegno di MiBACT.
L’artista fa in modo che la presenza del filosofo sia avvertita ad ogni livello dell’opera: dalla scenografia, che ne ritrae il volto, alle musiche – ascoltiamo Nietzsche al pianoforte – fino alla voce di Martin Heidegger.
La stessa danzatrice assume le sembianze dell’uomo che desidera imitare in tutto e per tutto, restituendogli leggerezza con movimenti che non sono del tutto privi di ironia.
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