Una grande mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, presenta per la prima volta in maniera organica il rapporto tra la fotografia e i mutamenti che hanno investito, nel corso dell’Ottocento, la città di Milano, avviata a divenire capitale culturale ed economica del nuovo Stato unitario. Un’indagine capillare svolta soprattutto sui preziosi fondi fotografici del Civico Archivio Fotografico di Milano, fondato nel 1933 al Castello Sforzesco, Istituto che conserva una delle più importanti raccolte italiane di fotografie, datate dal 1839 ai giorni nostri, fatta oggetto di catalogazione scientifica e di valorizzazione da più di dieci anni. Altre opere in mostra provengono da prestigiosi Istituti milanesi, come la Civica Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli” e l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, al Castello Sforzesco, e l’Accademia di Belle Arti di Brera, che fu subito interessata al nuovo mezzo fotografico e costituì una delle più antiche e preziose collezioni di fotografie. L’indagine ha coinvolto anche le fonti dell’epoca, manoscritte e a stampa, per far emergere nella sua ampiezza la storia della fotografia milanese e dei suoi protagonisti.
L’esposizione si apre sul confronto con le incisioni, qui suggestivamente accostate a stampe all’albumina di datazione più tarda, caratterizzate dal medesimo impianto prospettico, a segnare una continuità, lungo tutto il secolo, nella raffigurazione dei più celebrati monumenti cittadini. Seguono poi diverse sezioni dedicate ai principali luoghi milanesi, dai monumenti più carichi di storia come il Duomo o le numerose chiese della città, fino ad edifici di nuova costruzione (uno su tutti la Galleria Vittorio Emanuele II) o che hanno subito nell’Ottocento notevoli modifiche della loro immagine e del loro assetto, subito consegnate dalla fotografia alla memoria visiva dei posteri.
Dalle incisioni, quindi, selezionate dalla celebre serie di stampe Artaria tratte da dagherrotipi, provenienti dalla Raccolta “A. Bertarelli”, alle vedute fotografiche dei grandi fotografi professionisti, tra i quali basti fare i nomi di Alessandro Duroni, Luigi Sacchi, Pompeo Pozzi, Giulio Rossi, Hippolyte Deroche e Francesco Heyland, la mostra, attraverso una selezione di più di duecento fotografie, mira a far emergere una storia rimasta per lungo tempo in ombra, assorbita spesso da una troppo facile inclinazione al ricordo sentimentale del tempo che fu, teso a relegare la fotografia ai margini della cultura figurativa e a ridurla a mero apparato illustrativo. Si è così voluto rovesciare il punto di vista sull’argomento, proponendo all’attenzione del pubblico l’”oggetto” fotografia in tutta la sua pregnanza di significati, non riconducibili alla mera documentazione né tanto meno all’individuazione esclusiva di presunti valori estetici, nella consapevolezza che la fotografia sta in un “altrove”, a metà tra documento e opera, senza nulla escludere dell’uno o dell’altra, ma senza nemmeno poter essere soltanto l’uno o l’altra.
Il catalogo che accompagna la mostra, edito da Allemandi & C., attraverso i contributi di diversi studiosi, offre un ampio spettro di approfondimenti, dal rapporto dei fotografi con l’Accademia di Brera, o con altre istituzioni cittadine, quali quelle scientifiche, al rapporto tra fotografia e architettura e tra fotografia e sviluppo urbano. Ulteriori elementi d’indagine sono poi offerti dallo spoglio delle riviste d’epoca, anche del settore scientifico, dal regesto dei trattati d’argomento fotografico pubblicati a Milano, per concludere con le sezioni dedicate alle schede scientifiche delle fotografie e alle biografie dei fotografi, che restituiscono la mappa del professionismo milanese. Un utile strumento per gli studi e una rigorosa ricerca storica che contribuiscono a ribadire la centralità e l’importanza della fotografia nella cultura dell’Ottocento.